Recentemente su alcuni organi di stampa sono apparse informazioni non corrette in merito alla gestione del plasma quale fonte di profitto.
Vogliamo ribadire che sia il plasma iperimmune ottenuto da pazienti guariti dal Coronavirus utilizzato in queste settimane da molti centri ospedalieri come terapia sperimentale per la lotta al virus , sia il plasma generico, non sono assolutamente una fonte di profitto.
Le terapie trasfusionali e i medicinali plasmaderivati prodotti grazie al plasma donato sono erogati in maniera equa, imparziale, omogenea e senza alcun costo per i pazienti.
Anche la sua raccolta è effettuata seguendo i princìpi etici fondanti del Sistema sangue nazionale secondo i quali la donazione di sangue e degli emocomponenti è volontaria, periodica, responsabile, anonima e non remunerata.
Tutte le sperimentazioni in corso attualmente sul territorio nazionale con il plasma iperimmune non prevedono alcuna lavorazione esterna alla rete trasfusionale pubblica delle sacche di plasma donate e quindi senza retribuzione alcuna per chichessia.
Anche la gestione del plasma “generico”, seppur diversa, non genera profitti. Infatti, una volta raccolto il plasma viene conferito al Centro Nazionale Sangue regionale che lo trasmette alle aziende farmaceutiche che lo frazionano cioè lo separano nei vari componenti che diventano poi farmaci (i medicinali plasmaderivati). Il plasma rimane sempre di proprietà delle Regioni afferenti e non viene mai venduto alle aziende che lo lavorano in regime di “lavorazione per conto ”
Anche il Centro Nazionale Sangue e il Civis, il coordinamento nazionale delle associazioni di volontariato (AVIS, CRI, FIDAS, FRATRES), hanno immediatamente diffuso un comunicato per smentire categoricamente tali affermazioni.
Il Presidente Briola presidente di Avis Nazionale ha poi voluto smentire anche quanto dichiarato martedì 26 maggio durante la trasmissione “Le Iene” dal dottor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’ospedale romano Spallanzani, secondo cui il sangue in Italia verrebbe, citandolo testualmente, “venduto e comprato più volte dallo stato”:
«Vorrei rassicurarlo e invitarlo a informarsi adeguatamente, anche in virtù del suo ruolo – spiega Briola – perché in Italia la legge consente solo la compensazione tra Regioni (gli emocomponenti vengono spostati da regioni eccedentarie verso regioni che sono in carenza, spesso per motivi legati alla epidemiologia delle malattie – vedi emoglobinopatie – che richiedono supporto trasfusionale cronico) a tariffe (che coprono esclusivamente i costi sostenuti per la raccolta e qualificazione biologica del sangue donato) stabilite con apposito decreto. Quindi una reale disinformazione. Allo stesso modo voglio garantire e rassicurare i donatori, che ben conoscono il percorso trasfusionale sia per quanto riguarda il sangue che il plasma e i farmaci plasmaderivati, circa la certezza di salvaguardia etica del dono.